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mercoledì 7 settembre 2011

Vietato vietare

È il titolo di una vecchia canzone degli Ustmamò che mi viene in mente quando riguardo la foto che ho scattato in una ridente cittadina balneare della costa adriatica.


Come tutti ormai sapranno, la maggioranza delle coste italiane è stata data in concessione a stabilimenti balneari privati che occupano la spiaggia con ombrelloni, sdraio e lettini che nel migliore dei casi distano circa mezzo metro gli uni dagli altri. Ciò permette, alla fine della stagione, di stringere una forte amicizia (o inimicizia, a seconda dei casi) con i vicini di ombrellone, che diventano quasi quasi più intimi dei vicini di casa....  Di conseguenza, i gestori degli stabilimenti dettano norme e regole impositive che hanno lo scopo di evitare qualsiasi molestia ai propri clienti, che dopo aver sborsato una cifra sostanziosa, non vogliono scocciatori. Eppure, nonostante l'esborso di una media di 350 euro mensili per un ombrellone e due lettini in prima fila, i bagnanti vengono continuamente interrotti dai venditori ambulanti, che proliferano su tutte le spiagge e a tutte le latitudini vendendo salvagenti, gelati, teli mare, prendisole, occhiali, braccialetti, cappelli, cocco bello, ecc. In quest'immagine si incrociano un venditore di salvagenti e materassini con uno che vende prendisole e costumi. Entrambi trasportano la merce in carretti improvvisati.


Se le spiagge sono private (quelle libere sono poche ed affollatissime come quella di questa foto) perché non privatizzare anche le panchine? D'altronde se io sono il proprietario della panchina, ho diritto a sedermici per primo e a starci da solo (perché evidentemente si sta più comodi) e soprattutto a indicare chiaramente con un cartello agli sfortunati turisti affannati che è vietato sedersi sulla proprietà privata...

Foto scatatta a Vieste (FG) il 21 luglio 2011


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