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Croce di ciclamini. Foto scattata da Federica Di Blasio |
La festa del Majo di
San Giovanni Lipioni è una antichissima festa paesana degli Abruzzi. Si festeggia da 31 anni sempre il 1 di maggio... Non è possibile datare l’origine esatta di questa tradizione ma, rinvenendo in essa elementi di riti pagani compenetrati da elementi religioso-cristiani, potrebbe risalire al VI – VII secolo dell’era volgare. Il Majo costituisce il più antico rito folkloristico-religioso di San Giovanni Lipioni. E’ caratterizzato da due momenti importanti: il rito religioso e l’augurio alle famiglie del paese.
Il giorno prima, il 30 aprile, i giovani del paese raccolgono nei boschi i fiori di stagione, soprattutto ciclamini che, riuniti in piccoli mazzetti, vengono fissati su una croce inghirlandata nella Cappella di S. Liberata dove viene celebrata la S. Messa, conclusa la quale, si torna in processione alla Chiesa Madre portandovi, insieme al Majo, le statue di San Giovanni Evangelista e di S. Liberata. Qui rimarranno fino al 16 ottobre per essere ritrasferite nella Cappella Rurale il giorno dopo. Finita la cerimonia religiosa, nel primo pomeriggio, si inizia la fase augurale. Stornellanti e musicisti si fermano ad ogni porta contando la filastrocca augurale, ove il sacro ed il profano si toccano:
“
Ecche, ecche Maj’ Re de li Signure
la crona specchie dè la cumpagnìe
e venghe, venghe Maj’ e venghe di bonanne
Filippe e Giacume fùre li primi fiure
a Santa Croce vè a li tre dìe
Apprisse a Maj’ si ni ve la scienze
l’urie ha spicate e lu grane mo’ cumenze
e venghe, venghe Maj’ e venghe di bonanne
Patrone mi vàttine a la cantine
si ‘nin tì lu vicale porta la tine
Patrone mi vàttine a lu prusutte
si ‘nin ti lu curtille pòrtile tutte.
Patrone mi vàttine a lu nide
Si ‘nin trove l’ove port la galline
Patrone mi vàttine a lu lardare
taglie ‘ncime e guardite li mane”
A conclusione della seconda strofa, la compagnia di cantori improvvisa, sul ritmo e le note della filastrocca, un augurio personalizzato per ogni famiglia: si fanno gli auguri di guarigione se in casa qualcuno è malfermo in salute; si fanno gli auguri di contrarre un buon matrimonio se in famiglia c’è una giovane in età da marito e così di seguito, ben conoscendo la compagnia quale può essere l’augurio più propizio per ognuno dei nuclei visitati.
Ad auguri ultimati dopo aver ricevuto il mazzetto di fiori staccato dalla croce, la famiglia visitata offre un rinfresco con dolci, prosciutto, ventricina (tipico salume abruzzese) e formaggi.
Nessuna famiglia viene lasciata senza gli auguri di un buon raccolto (bonànne) e senza gli auguri personalizzati. La cerimonia conclude a tarda notte.
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Foto scattata da Federica Di Blasio |
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