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sabato 10 gennaio 2015

Aiuto, c'è un gatto nel mio caffè!


Non c'è cosa che più mi irriti della velleità commerciale mascherata da pretesa italianità. Mi spiego: per vendere di più, un bar della periferia di Madrid sfrutta i nomi di famose bevande italiane alla caffeina e nemmeno si degna di controllarne l'ortografia! I menù di ristoranti e locali italiani (o pseudoitaliani) all'estero sono spesso intrisi non già di grasso e unto di frittura, ma di errori grossolani. Io spesso lo faccio notare (avendo lavorato come correttrice di bozze forse ci ho fatto l'occhio), ma solo se il locale ne potrebbe trarre beneficio (ricordo di aver chiamato la responsabile dei cartellini delle vetrine di un museo per riferirle che la città originaria del meteorite era Caltanissetta e non Caltanniseta). C'è poi un'altra questione a cui bisognerebbe prestare attenzione: il famosissimo e internazionalmente stranoto cappuccino italiano deve essere entrato a far parte del lessico straniero, sotto forma di prestito lessicale, (nel nostro caso, dello spagnolo) da almeno un ventennio, cosa che gli ha ampiamente permesso di essere assimilato morfologicamente alle regole e al sistema della nuova lingua che lo accoglie. Quindi non ci si dovrebbe alterare se compare in una versione non "normalizzata". Capuccino, così come riportato sul listino prezzi qui sopra, potrebbe essere una storpiatura (e lo sarà sicuramente, date le 34.900.000 voci che compaiono su google digitando capuccino/capucino + café e che mi rimmandano al forse volevi dire cappuccino) visto che coesiste con una versione assimilata, che è capuchino, che vanta ben 513.000 voci. Paradossalmente su Internet la parola cappuccino subisce meno storpiature che sulla carta stampata. Sarà colpa dei tipografi? A proposito, qui trovate un'ottima ricetta dell'affogato al caffè. Per affogare le pene ... nella caffeina.